Una bandiera
contro la fame e contro le guerre.
In tutte le scuole di Pesaro.
In questi giorni, le pubblicazioni quasi in contemporanea di due importanti notizie (Rapporto FAO sulla fame nel mondo, e l’aumento esponenziale delle spese militari di quasi tutti gli Stati), nonché il lancio di missili di alcune potenze occidentali sulla Siria, sono scivolate sulle pagine dei giornali nella quasi totale indifferenza di tutti. Soffiano anche vicino a noi venti di guerra. La industria delle armi non conosce crisi, anzi sperimenta e prepara armi sempre più sofisticate e costose. Un solo aereo, una sola nave da guerra costano ormai quasi quanto un bilancio di un piccolo stato del Sud del Mondo.
Ci sono guerre ovunque, fuori delle nostre finestre. Che insieme alla povertà producono quell’inarrestabile fenomeno migratorio, cui non troviamo soluzione. Pur non direttamente coinvolta in operazioni militari, anche l’Italia è presente in molte nazioni con i suoi soldati. E con le sue armi.
Il pericolo di una guerra che ci possa coinvolgere non è neppure tanto lontano. Siamo in balia dei profitti dell’economia bellica, e più in generale degli interessi dei Paesi più ricchi e delle multinazionali.
Le guerre (e le guerriglie) costituiscono inoltre la causa principale della malnutrizione e della fame di più di 830 milioni di persone nel mondo (dati rapporto Fao 2018). A questo dramma la politica e l’economia rispondono proponendo l’aumento e la diversificazione della produzione alimentare. I colossi della chimica fanno leva sul tema della “fame nel mondo” per espandere le coltivazioni Ogm, la ricerca scientifica investe in quello che viene definito “il cibo del futuro”: nuovi alimenti capaci di soddisfare la domanda scoraggiando gli allevamenti intensivi (proteine dalle energie rinnovabili, uova prodotte in laboratorio, carne coltivata). Stanno nascendo anche allevamenti su larga scala di insetti: sono nutrienti, molto proteici, si riproducono molto velocemente e si adattano a qualsiasi habitat. Idee, progetti e prodotti che porteranno ritorni economici ai Paesi più ricchi e alle multinazionali, senza spostare di una virgola la causa del problema. Le più gravi crisi alimentari nel mondo non sono causate dalla mancanza di cibo (1/3 di tutta la produzione alimentare viene buttata prima che arrivi al consumo!), ma dai conflitti armati che distruggono le infrastrutture, rendono impossibili le coltivazioni, impediscono le forniture, causano la chiusura di attività, interrompono l’occupazione e l’assistenza sanitaria, provocano recessioni economiche, e di conseguenza rendono proibitivo l’accesso ai mercati per l’acquisto del cibo. Da qui lo scandalo della fame, da qui i flussi migratori che tanto ci preoccupano.
Benchè rattristati e preoccupati, ci sentiamo impotenti. Ma non rassegnati.
Le voci che si levano contro le guerre sono poche, e inascoltate. La più autorevole di tutte, quella di papa Francesco, grida nel deserto.
La politica dice parole vuote, nel migliore dei casi balbetta, quando non mente.
La scuola rimane forse il luogo più capace di generare sentimenti e scelte di pace. Il luogo dove riflettere, conoscere, scegliere. Dove anche indignarsi e gridare, se necessario.
A questa vocazione educativa della scuola, la Bottega del Mondo di Pesaro ha deciso di offrire un segno e uno strumento. Una bandiera della pace.
Grazie al concorso dei suoi soci, dei suoi volontari, dei suoi sostenitori, e di tutti i cittadini che desiderano collaborare, la Bottega del Mondo di Pesaro regala a tutte le scuole della città il segno di una adesione alla aspirazione più grande di tutti i popoli. La pace.
Pesaro, primavera del 2018